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"Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo! (Norma Desmond / Gloria Swanson - Viale Del Tramonto)

Salò, O Le 120 Giornate Di Sodoma


Salò è un film che non tollera che ci si fermi alle apparenze: al sesso, ai nudi, allo stupro, alla coprofagia. Fermarsi alle apparenze è tipico degli spiriti semplici. Salò è un film devastante, ma credere che Pasolini l'abbia realizzato compiacendosi, come troppi hanno insinuato, è a dir poco superficiale.
Il tormento e la sofferenza sono evidenti e palpabili, come pure è palpabile la denuncia di un modo di agire e di pensare. Le persone che abusavano dei ragazzi di Salò sono le stesse che mandavano gli ebrei e gli omosessuali nei campi di sterminio, sono i semi di una politica intollerante che sopravvive ancora oggi, che pretende che ogni legge di questo Stato sia approvata dal Vaticano, che vuole porre su piani diversi i bianchi e i neri (e per estensione tutte le persone "diverse" tra loro), che non ritiene che il figlio dell'operaio debba avere gli stessi diritti del figlio del professionista, che omosessuali che si amano da anni non debbano avere diritto ad essere riconosciuti come coppia.
Qui tutto è metafora.
Salò è un atto di accusa non solo verso il fascismo (e degli escrementi che lo hanno alimentato) ma contro una borghesia che si è ripiegata in se stessa ed ha permesso che crescesse e distruggesse il Paese, diventando essa stessa carnefice delle generazioni che per certe scelte sono state devastate.
Salò è l'oggi, è qui.

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